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Egitto. Per l’apertura del Nuovo Canale di Suez una mostra al Cairo e i musei di Suez e Ismailia raccontano la storia militare dell’Antico Egitto nell’area di al-Qantara e del Cammino di Horus. Grande progetto di valorizzazione dei siti archeologici del comprensorio di Suez

Il Nuovo Canale di Suez: per l'inaugurazione il Governo ha promosso mostre sugli scavi archeologici in zona

Il Nuovo Canale di Suez: per l’inaugurazione il Governo ha promosso mostre sugli scavi archeologici in zona

Il tracciato del Cammino di Horus, la strada militare da al-Qantara a Gaza

Il tracciato del Cammino di Horus, la strada militare da al-Qantara a Gaza

La locandina con invito della mostra al museo Egizio del Cairo

La locandina con invito della mostra al museo Egizio del Cairo

I resti di una fortezza sul Cammino di Horus

I resti di una fortezza sul Cammino di Horus

Una mostra al museo Egizio del Cairo e gallerie fotografiche nei musei di Suez e Ismailia, insieme alla valorizzazione della cosiddetta Sorgente di Mosè, nel Sinai, anticipano il faraonico progetto culturale promosso contestualmente all’avvio dell’altrettanto faraonico progetto del Nuovo Canale di Suez: riorganizzare, salvaguardare e promuovere i siti archeologici dell’area di al-Qantara, la porta orientale dell’Antico Egitto verso la Palestina e la Siria, e punto di partenza del cosiddetto Cammino di Horus, “la strada militare più lunga dell’Egitto”, ricorda Mohamed Abdel-Maqsoud, soprintendente dei siti archeologici del Nuovo Canale di Suez, “un collegamento militare e commerciale vitale tra l’Egitto e l’Asia, che ha visto marciare gli eserciti di Thutmosi III e Ramses II, ma anche passare le orde assire, l’esercito persiano di Cambise, i soldati di Alessandro Magno, le legioni romane di Antioco, i conquistatori arabi guidati da Amr Ibn Al-As”. E poi qui sono transitati i pellegrini cristiani diretti ai centri religiosi di Rafah e Pelusium. “Vogliamo valorizzare il Cammino di Horus”, assicura Abdel-Maqsoud, “perché ci permette di illustrare un altro aspetto dell’Antico Egitto: quello militare, attraverso un’area archeologica unica che comprende anche i siti di al-Qantara”. Oggi, grazie agli scavi archeologici, prendono forma le informazioni fornite dai rilievi del tempio di Karnak che descrivono le campagne del faraone Seti I e le mappe del Cammino di Horus dall’Egitto alla Palestina. Si sa che lungo questo tratto di strada sono state costruite undici fortezze, delle quali cinque sono state individuate dagli archeologi: la prima a Qantara Est e l’ultima a Gaza.

Dalle sabbie del comprensorio di Suez sono riemerse testimonianze dell'Antico Egitto

Dalle sabbie del comprensorio di Suez sono riemerse testimonianze dell’Antico Egitto

Il tracciato del Canale di Suez tra mar Rosso e Mediterraneo

Il tracciato del Canale di Suez tra mar Rosso e Mediterraneo

La collaborazione del ministero delle Antichità egizie con l’Autorità del Canale di Suez (SCA) è iniziata nel febbraio 2013, quando il piano del nuovo Canale di Suez era nelle sue fasi iniziali”, sottolinea il ministro Mamdouh Eldamaty. Il ministero aveva fornito alla SCA le mappe con i siti archeologici dell’area per evitare che l’imponente infrastruttura potesse danneggiarli. E fu proprio per questo motivo che lo scavo del Nuovo Canale è stato spostato dieci chilometri a sud di al-Qantara, in un’area dove sicuramente non c’erano monumenti noti o siti archeologici. “Per noi archeologi lo scavo del Nuovo Canale a dieci chilometri da uno dei più importanti siti archeologici dell’Egitto rappresenta e ha rappresentato una grande opportunità per sistemare i siti archeologici vicino al Canale di Suez, soprattutto al-Qantara”. Il piano originale prevedeva di aprire i sette siti archeologici di al-Qantara: tre a est (Tel Abu Seifi, Pelusio e la Fortezza Habwa) e quattro nella parte occidentale (Tel Al-Dafna, Tel Al-Maskhouta, Tel Al-Seyeidi e Ain Sukhna). L’inaugurazione al pubblico doveva essere contestuale all’apertura del Nuovo Canale di Suez, con un percorso per i visitatori, pannelli informativi, sistemi di sicurezza e di illuminazione ad alta tecnologia, un centro visitatori, bookshop e caffetteria. Ma, come succede spesso in Egitto, il tempo a disposizione è stato breve (un anno) per completare tutti i progetti entro l’apertura del Nuovo Canale di Suez, così il ministero ha organizzato una serie di eventi che celebrano la storia di questo territorio.

Particolare della stele di Ramses I davanti al dio Set della città di Avaris esposta al Cairo

Particolare della stele di Ramses I davanti al dio Set della città di Avaris esposta al Cairo

Il rilievo in calcare dipinto raffigurante il faraone Ramses II tra i reperti esposti al Cairo

Il rilievo in calcare dipinto raffigurante il faraone Ramses II tra i reperti esposti al Cairo

Il più importante è la mostra al museo Egizio del Cairo, che rimarrà aperta fino all’inizio di settembre: “Scoperte archeologiche nella porta orientale dell’Egitto e nell’area del Canale di Suez”, con 40 reperti dell’Antico Egitto scoperti nella regione del Canale di Suez. Si tratta di una collezione di reperti rinvenuti in dieci siti archeologici situati sulle sponde occidentali e orientali del Canale tra Pelusium, Tel Habuwa, Tel Abu Seifi, Tel Kedwa e Tel Al-Erede. “In mostra”, spiega ancora Abdel-Maqsoud, “sono presentate alcune delle più importanti scoperte effettuate dalle missioni di scavo straniere ed egiziane, tra cui un rilievo in calcare dipinto raffigurante il faraone Ramses II, un blocco di pietra col faraone Tutmosi II davanti al dio Montu, il signore di Tebe, e una stele del faraone Ramses I davanti al dio Set della città di Avaris”. In mostra anche una collezione di architravi, così come fotografie che mostrano le fortezze militari del Nuovo Regno scoperte in situ, palazzi reali dei regni di Thutmosi III e Ramses II, i resti di un tempio della XXVI dinastia. E poi una cantina di stoccaggio e quella che doveva essere una specie di zona industriale scoperti a Tel Dafna sulla riva occidentale del Canale di Suez e una struttura romana a Pelusium. Abdel-Maqsoud ha annunciato che è esposto per la prima volta dalla sua scoperta anche un rilievo del faraone Apries (XXVI dinastia) scoperto a Tel Dafna di al-Ismailia, lungo il Cammino di Horus, durante la rivoluzione del 2011. Scolpita nella pietra arenaria, la stele mostra una spedizione militare lanciata dal re.

Un sito archeologico emerso nelle ricerche collegate allo scavo del Canale di Suez

Un sito archeologico emerso nelle ricerche collegate allo scavo del Canale di Suez

Il nuovissimo museo archeologico di Suez

Il nuovissimo museo archeologico di Suez

Nel nuovissimo museo nazionale di Suez si può invece visitare la mostra “Il Canale di Suez, una linea tracciata nella Storia”. Inaugurato ufficialmente nel 2012, in quasi 6mila mq disposti su due piani, il museo presenta la storia della città di Suez dalla preistoria ai tempi moderni (compresa la liberazione del Sinai nel 1973) attraverso l’esposizione di 1500 reperti accuratamente selezionati da musei e depositi archeologici in tutto l’Egitto, la maggior parte provenienti da scavi di siti archeologici nella zona di Suez. La mostra presenta una collezione di manufatti rinvenuti nella zona di tell Al-Qalzam. “L’idea di collegare con un grande canale il Mediterraneo al mar Rosso attraverso il Nilo o uno dei suoi rami”, spiega il Capo della sezione Musei del ministero della Cultura, Elham Salah, “affonda nell’antichità, come dimostra la raccolta di fotografie e documenti relativi alla storia della creazione dell’antico Canale Sesostri, il primo canale a mettere in comunicazione il Mediterraneo con il mar Rosso attraverso il fiume Nilo durante il regno del faraone Sesostri III (XII dinastia)”. In mostra si possono anche vedere le immagini dei canali realizzati da Nechao II e Dario, del Canale tolemaico e di quello scavato durante il periodo islamico chiamato Amir al-Mo’menin. Tra gli oggetti esposti si possono ammirare alcuni di quelli rinvenuti nel 1930 e nel 1932 durante gli scavi nella zona di Tel al-Qalzam per proteggere l’ingresso del Canale di Suez. C’è anche una collezione di rare incisioni raffiguranti le credenze religiose della comunità di Al-Qalzam durante l’epoca tolemaica, così come una collezione di gioielli, mobili per la casa e vasi insieme a lampade di epoca tolemaica di diverse tipologie.

Vestigia del teatro antico del sito archeologico di Pelusium

Vestigia del teatro antico del sito archeologico di Pelusium

Un mosaico conservato nel museo regionale di Ismailia

Un mosaico conservato nel museo regionale di Ismailia

Il museo regionale di Ismailia documenta invece i reperti scoperti durante la costruzione del primo canale di Suez dal 1859 al 1869. La Compagnia del Canale di Suez, responsabile della costruzione del canale originale, aveva infatti organizzato una missione archeologica internazionale prima dello sterro del Canale con indagini archeologiche lungo il corso d’acqua progettato da Suez a Port Said, nonché sui bordi occidentali e orientali del percorso del canale. I reperti rinvenuti, tra cui vasi, stele e rilievi, costituirono il primo nucleo del museo di Ismailia, cui si aggiunsero poi quanto scoperto dall’egittologo francese Jean Clédat nella zona intorno al canale di Suez e nel Sinai del Nord sotto la supervisione dell’egittologo francese Gaston Maspero, all’epoca direttore delle antichità autorità dell’Egitto e con il sostegno della Société artistique de l’Isthme di Suez, istituita nel 1861 dall’ ingegnere francese André Guiter per preservare i reperti rinvenuti durante gli scavi. Le ricerche nella zona del canale sono proseguite nei decenni fino all’occupazione israeliana nel 1967, quando iniziarono a scavare nel Sinai gli archeologi israeliani portando alla luce diversi oggetti, restituiti all’Egitto nel quadro del Trattato di Pace 1977. Solo nel 1983, quando l’esercito egiziano lascia il Sinai, il sito di al-Qantara Est viene consegnato allo SCA. L’ultima missione archeologica è del 2014, quando a al-Qantara Est è stato individuato un quartiere logistico antico, con edifici amministrativi, edifici doganali, strutture utilizzate per conservare il grano, stalle e un dormitorio per i soldati. “È in quell’occasione”, ricorda Abdel-Maqsoud, “che è stato trovato un cartiglio di Ramses II con inciso Kemet, come chiamavano l’Egitto gli antichi egizi. E questa è la prima testimonianza del nome Kemet nel Sinai”. La collezione del museo comprende oggi 4mila oggetti dal predinastico al periodo greco-romano. Tra questi, oggetti scoperti nella zona di Tel al-Maskhouta dove era l’antica città di Pitom; una testa di funzionario libico in arenaria rossa risalente alla XXII dinastia, una testa della dea Bastet, e l’immagine di un sacerdote con una parrucca e sopra un grande scarabeo in altorilievo, raro esempio di scultura del Basso Egitto per questo periodo. Un altro pezzo forte del museo”, continua il soprintendente, “è la sfinge ben conservata posta all’ingresso del museo con il cartiglio del faraone Ramses II. Tuttavia, un esame più attento, dimostra che è molto più antica, e sarebbe da collocare nelle cosiddette sfingi con criniera del periodo del faraone Amenemet III della XII dinastia”.

Ayoun Mousa, la Sorgente di Mosè, sulla strada da Suez a Sharm el-Sheikh

Ayoun Mousa, la Sorgente di Mosè, sulla strada da Suez a Sharm el-Sheikh

Infine c’è Ayoun Mousa (la Sorgente di Mosè) tra le destinazioni turistiche da aprire contestualmente all’avvio del Nuovo Canale di Suez. Ayoum Mousa si trova sulla strada che da Suez va a Sharm el-Sheikh, dietro l’omonimo villaggio beduino. Si compone di 12 sorgenti di acqua calda, un po’ dolce e un po’ amara, che formano una piccola oasi fertile. La sua acqua ha la capacità terapeutiche, particolarmente adatta ai pazienti diabetici, rafforza le ossa e contribuisce a regolare la pressione alta. Per facilitare l’arrivo dei turisti, è stato creato un centro visitatori che recupera l’episodio biblico narrato nell’Esodo, quando Mosè, seguendo le indicazioni di Dio, gettò un ramo nell’acqua salmastra, rendendola potabile; e poi un bookshop e una caffetteria.